da Lori, uma amiga que participou numa Massa Crítica de Coimbra:
Rivoluzioni a pedali: esempio di Critical Mass
Muoversi lentamente con la forza dei propri muscoli è una mobilità che va testimoniata e diffusa. Certamente la pianificazione e l’intervento politico giocano un ruolo essenziale, troppo spesso disatteso, ma anche l’azione delle persone “dal basso” può avere un’importanza enorme. E’ necessario sentirsi protagonisti della realtà e del cambiamento, acquisendo consapevolezza del potere che l’azione delle singole persone e della massa può avere.
Un esempio interessante di una proposta di promozione e diffusione mezzi di trasporto gentili, nata dal basso in risposta ai problemi dovuti al modello mobilità motorizzata in contesto cittadino, è Critical Mass.
Non si tratta di un movimento, né di una organizzazione, bensì di una “coincidenza organizzata”, ossia dell’incontro di ciclisti, pedoni, pattinatori, skaters e altre persone con veicoli a propulsione umana, che sostengono l’uso dei veicoli non inquinanti per una miglior qualità della vita. Una coincidenza organizzata che accade oggi in molte città nel mondo, dove masse di persone, di dimensioni molto differenti, si uniscono per celebrare una volta al mese forme di trasporto più sostenibili dell’automobile o di altri veicoli dipendenti da energie non rinnovabili che inquinano lo spazio in cui si muovono e la vita delle persone.
Critical Mass nacque nel 1992 dalla proposta lanciata da Chris Carlsson, un uomo americano di San Francisco, durante un incontro di Bike Coalition. Benché spesso si attribuisca a lui l’idea, egli stesso dichiara che la sua proposta derivava da mesi di discussioni e progetti da parte di un gruppo di persone, che interagivano reciprocamente1. Avevano sperimentato che la struttura della loro città era stata concepita esclusivamente per le auto, e che muoversi in un’altra maniera risultava molto difficile e pericoloso. Per questo avevano riflettuto su una possibile via che i cittadini potessero intraprendere per conquistare uno spazio di libertà nella mobilità della città.
Si pensò che se le persone si riunivano ad esempio per tornare a casa dal lavoro insieme in bicicletta, le automobili sarebbero state costrette ad accorgersi di loro. Così vennero distribuiti volantini per due settimane e finalmente una calda giornata della fine del settembre 1992, venerdì, si riunirono a Market Street una cinquantina di persone. In questa prima occasione l’evento venne chiamato Commute Clot, ma tale nome fu presto abbandonato a favore di Critical Mass.2
Il termine “critical mass” fu preso da Return of the Scorcher, documentario del 1992 di Ted White. Il regista rappresenta la cultura della bicicletta in diverse parti del mondo, mostrando scene di biciclette in Danimarca, negli Stati Uniti, in Cina e in Olanda. Nel documentario si trovano diverse interviste, e la definizione di “massa critica” si incontra in quella di George Bliss, un designer di biciclette statunitense.
Egli sta descrivendo come in Cina nel traffico della città si sia evoluto un particolare fenomeno nell’attraversamento delle strade in assenza di segnali. I ciclisti si fermano in attesa di attraversare fino a quando riescono a formare un raggruppamento abbastanza grande da muoversi nell’incrocio fermando il flusso degli autoveicoli. Fino a formare, come la definisce Bliss, una massa critica, ossia quella massa che raggiunge il punto che permette l’avanzamento delle biciclette tra i veicoli motorizzati.
Nel linguaggio delle teorie sociali la massa critica è quella massa di appoggio popolare che una rivoluzione sociale ha bisogno di raggiungere per potersi verificare.
L’iniziativa fu un grande successo poiché la sua bellezza non era legata solamente al futuro di una mobilità migliore, bensì anche al momento presente, che era avvertito come una piacevole concretizzazione della possibilità di creare uno spazio dove sperimentare un mondo migliore per viverlo subito.
Dopo la prima volta, si registrò un aumento notevole di persone. Un anno dopo già erano circa cinquecento, contando solamente i ciclisti, dato che le autorità non consideravano le persone a piedi. Altre coincidenze di Critical Mass iniziarono a verificarsi anche in altre citta degli Stati Uniti, passando successivamente ad altri continenti.
A San Francisco quando le biciclette che si incontravano una volta al mese diventarono più di mille fu un serio problema per la città. Critical Mass produceva un problematico blocco nel traffico. O meglio, come dice il suo motto, Critical Mass era traffico. Per la polizia l’evento risultava una questione complicata, perché non c’era un leader e non si trattava di una manifestazione o qualcosa di simile, e se tutti i ciclisti rispettavano le regole e il codice della strada, le autorità pubbliche non potevano agire in nessuna maniera.
Nel 1997 il sindaco di San Francisco decise di eliminare Critical Mass, ma senza successo. Ci fu un tentativo di blocco da parte della polizia, ma questo provocò la reazione di più di settemila ciclisti che si sparpagliarono per la città bloccandola seriamente. La tensione della situazione portò anche la violenza della polizia nei confronti di alcuni ciclisti.
Chris testimonia che da quel momento le autorità compresero che non potevano controllare Critical Mass. Egli sostiene che l’azione di questa geniale coincidenza organizzata abbia portato nella città un’impronta positiva, perché dal 1992 c’è il 700% di biciclette in più che si muovono a San Francisco, ed ora esse “esistono nella testa delle persone”.
Oggi Critical Mass è piuttosto diffusa e ci sono più o meno trecentoventicinque città in cui si verifica questa coincidenza organizzata. Uno dei suoi slogan è “Ride daily, celebrate monthly” che invita a festeggiare una volta al mese unendosi agli altri sostenitori della mobilità gentile per stare insieme e testimoniare una scelta, e pedalare quotidianamente. Dunque è importante il concetto di cambiamento nella vita di tutti i giorni delle persone, che successivamente si riuniscono per dimostrare le proprie idee e i propri valori, sensibilizzando città e cittadini su problematiche importanti.
Generalmente l’incontro mensile è stabilito per l’ultimo venerdì di ogni mese alle ore 18.00, in un luogo prestabilito di ogni città, ma questa non è una regola. L’incontro non ha leader o organizzatori, il gruppo di persone non segue nessuna gerarchia, ma si auto-organizza ad ogni incontro per decidere cosa fare, dove andare e come agire.
Ci sono delle città dove ogni mese centinaia di persone invadono le strade con grande impatto visuale, politico e propagandistico, mentre ce ne sono altre dove solamente un paio di persone costituiscono l’incontro di Critical Mass. L’importante è gustarsi il piacere di muoversi nella città in maniera non inquinante con sicurezza, con altre persone che condividono il gusto di tale mobilità, sensibilizzando allo stesso tempo le persone verso forme di trasporto più sostenibili e più salutari.
Non essendo né un movimento né una organizzazione, Critical Mass non ha regole o politiche d’azione. Per questo motivo si possono ritrovare idee e modi di comportamento molto differenti, e ciò può provocare talvolta tensioni interne. Critical Mass ha certamente un legame stretto con il movimento ambientalista e l’attenzione alle questioni di inquinamento, ma al suo interno si possono trovare persone radicali, altre meno convinte, altre più coinvolte da teorie di giustizia sociale.
Anche la maniera di partecipare e fare la massa critica è molto differente. Per esempio alcuni partecipanti credono nell’importanza del rispetto delle regole del transito, poiché l’idea di Critical Mass non è di negare il diritto alla strada ai veicoli motorizzati bensì affermare lo stesso diritto anche ai mezzi gentili. D’altro lato ci sono altri che pensano che l’infrazione del codice della strada sia la miglior forma di protesta che l’evento possa avere, ostruendo deliberatamente il traffico e pregiudicando il funzionamento della viabilità motorizzata per rendere ben visibile la propria causa. Questa seconda metodologia di Critical Mass causa confronti, anche violenti, con le autorità e gli automobilisti.
Nonostante la maggior parte dei partecipanti sia a favorevole a una filosofia “a favore delle biciclette, non contro le auto”, l’azione dei più violenti e i conseguenti problemi portarono la nascita a San Francisco di Critical Manners, un movimento che ha una particolare attenzione al compimento del codice della strada, perché si teme che i conflitti possano portare all’effetto contrario dell’obbiettivo, diminuendo l’appoggio pubblico a Critical Mass e allontanando le persone dalla bicicletta e dagli altri trasporti non motorizzati.
Generalmente l’obiettivo degli incontri di Critical Mass non è direttamente quello di creare difficoltà al transito e problemi alla città, ma, come dice uno slogan “noi non blocchiamo il traffico, noi siamo traffico”.
Questo sentirsi traffico significa riaffermare il protagonismo dei mezzi a trazione muscolare in una mobilità che pare dimenticarsene, e credere nella possibilità di un cambiamento. Critical Mass è solamente un esempio, che dimostra però che la mobilità sostenibile, lenta e gentile ha molti sostenitori e che può servire da testimonianza per tutti gli amanti e protettori di tale forma di movimento, spronandoli a non demordere di fronte ad un mondo a motore e di non smettere di pedalare o camminare. Ricordando che la rivoluzione ha bisogno di muscoli, e il motore del cambiamento siamo noi, senza motore.
www.criticalmass.it